Alla convention Europlate del 1994, organizzata a Budapest, il prestigioso “Europlate Trophy” fu assegnato all’ italiano Paolo Ciabatti di Castiglione Torinese per la sua targa SCV 248, presentata come “Vatican City State cardinal plate”. Nelle fotografie ufficiali la targa mostrava caratteristiche diverse rispetto ai modelli noti, per cui, incuriosito, mi misi subito in contatto con Paolo e ci incontrammo un paio di volte. Alla prima occasione, dopo le dovute congratulazioni per il trofeo conquistato, cominciai ad esaminare la targa, chiaramente nuova di zecca: era di metallo, decisamente massiccia (spessore mm. 2), alta mm. 110 e lunga 363, e presentava in nero su bianco non riflettente la scritta S.C.V. 248. I quattro fori di fissaggio erano disposti simmetricamente due in alto e due in basso, non negli angoli ma a 45 millimetri dai bordi laterali. I caratteri, intervallati da spazi di mm. 7, misuravano mm. 80 x 46, con un tratto decisamente largo, pari a mm. 14. La grafica dei caratteri ricordava molto le targhe vaticane tipo 4 (1960-1982), ma la disposizione su di una fila era ovviamente in linea con il tipo 5 (1982-1987). I caratteri erano applicati alla targa mediante cilindretti a pressione, tali da restare nello spessore della targa stessa senza attraversarla, così che la superficie posteriore era completamente liscia. La mia prima impressione fu che una targa con quelle caratteristiche doveva avere un notevole costo di produzione, per cui era difficile pensarla esemplare singolo di una serie di normale produzione. Analizzai poi il bollo ufficiale: si trattava di un cilindretto di piombo del diametro di mm. 15, collocato a mm. 8 dal bordo superiore e a tutto spessore della targa. Nulla di diverso (a parte la posizione lungo il bordo superiore invece di quello inferiore) rispetto ai sigilli vaticani comunemente osservati: al centro si notava lo stemma vaticano e in basso, lungo la circonferenza, la scritta “STATO CITTA’ VATICANO”. Esaminando però il lato posteriore del sigillo ebbi un moto di sorpresa: lungo il diametro si leggeva “FERROVIA”. Scattai alcune fotografie della targa, poi Paolo mi mostrò la sua pregevole collezione di targhe internazionali, reperite in occasione dei suoi numerosi viaggi all’ estero per lavoro.
Vengo alla questione fondamentale: si tratta realmente della targa di un veicolo vaticano? Senza dubbio il manufatto è vaticano, ma la scritta nel sigillo è un indizio che ci orienta fortemente verso un possibile impiego su materiale rotabile, locomotore o carro merci. Ho esaminato numerosi siti web (ve ne sono molti, alcuni ben informati ed esaurienti) che trattano di ferrovie vaticane, ma non ho trovato alcun elemento utile alla questione della targa S.C.V. 248.
Targhe di questo genere non sono mai state osservate in circolazione, per cui al massimo potrebbe trattarsi di un pezzo unico richiesto da qualche prelato oppure della copia particolare di una targa ordinaria smarrita o deteriorata. La targa “normale” SCV 248 non è mai stata osservata.
Lascio al lettore l’ assoluta libertà di fornire la sua opinione.
(Libanore)
(Libanore)