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SCV1 ad oggi

Da circa 10 anni  (giugno 2002) è stata abolita  l’assegnazione  delle targhe  SCV 2 – SCV 9  ai veicoli del pontefice.  Da allora tutti i mezzi   riconducibili al Santo Padre  utilizzano targhe SCV 1 in rosso su bianco.  Il numero di autoveicoli del Garage pontificio è certo  ragguardevole,  ma  realmente  ne vengono impiegati con regolarità  solamente tre.
Per  il  ruolo  istituzionale del  pontefice  si  ricorre  (foto a,b)  alla Mercedes-Benz  S 500  serie W 221  che dal 2008  è subentrata alla versione  S 500 (W 220) del 2004.

     
Foto a                                                                                                   Foto b

Le targhe sono in plexiglas,  l’ anteriore è corta mentre  la posteriore  si presenta  con la lunghezza di  una normale targa italiana. Nelle  udienze pubbliche del mercoledì  in piazza San Pietro  viene impiegato un fuoristrada Mercedes-Benz  G 500  serie W463.  In servizio dal 14 novembre 2007,  esso è il  mezzo ideale  sia per districarsi agilmente negli stretti spazi transennati  circondati dalle grandi folle di fedeli, sia per garantire al pontefice ampia visibilità (foto c,d,e).  Le targhe sono identiche,  entrambe nel formato corto. 

     
Foto c                                                                                                 Foto e
                     

Foto d


Nei viaggi all’ estero e  nelle città  italiane viene comunemente impiegato un moderno veicolo  panoramico, un Mercedes-Benz ML 430 (W 163)  presentato nel giugno 2002.  Le targhe sono identiche  a quelle  del fuoristrada G 500 (foto f,g ).

 

    
Foto f                                                                                                            Foto g

In determinate circostanze o per motivi di protocollo a volte  vengono utilizzati altri mezzi. Si tratta comunque di casi sporadici. Le osservazioni comprendono:
--la vecchia Mercedes-Benz S 500 Landaulet del 1997 con targa posteriore corta (foto  h))
--la vecchia Mercedes-Benz S 500 del 2004 con targa posteriore lunga (foto j,k)
--la Lancia Thesis  (derivata dal prototipo Dialogos) del 1999, con targa posteriore corta e priva di targa anteriore (foto l,m).


     

Foto h  (Lindken)                                                                                     Foto j



      
  Foto k                                                                                                   Foto l

    
Foto m   (Lindken)                                                                                     Foto n


Le targhe  SCV 1 possono  anche essere montate  in modo estemporaneo su veicoli  non vaticani “prestati” per determinati eventi.  Cito ad esempio  la splendida  Maserati  Quattroporte 4,7 S  (foto n)  che ha trasportato  Benedetto XVI durante la sua visita a  Torino  nel  maggio 2010. In questo caso la targa posteriore era di tipo lungo, come nella S 500 del 2004.
Presso la Motorizzazione vaticana sono depositate un paio di coppie di targhe SCV 1  (le ho viste personalmente nel 2010)  disponibili  appunto per  tali eventualità.
Tra le ultime auto donate al pontefice figura una  Renault  elettrica,  stabilmente  operante  nel territorio pontificio di Castel Gandolfo.  Proprio qui è stata  presentata a Benedetto XVI  il 5 settembre 2012:  si tratta di  una versione speciale carrozzata da Gruau sulla base di un  Kangoo Maxi  ZE (= zero emissioni).  L’ immatricolazione è ovviamente  SCV 1  in rosso su bianco,  e  la targa posteriore corta è identica a quella anteriore. 
All' inizio del 2013, poche settimane prima del termine del pontificato di Benedetto XVI  (conclusosi per rinuncia il 28 febbraio 2013), è entrata a far parte del garage pontificio una nuova auto (foto 319): si tratta di una Mercedes-Benz  S 500 serie W 221, uguale a quella del 2008 ma nella versione uscita innovata dal restyling del 2010. Molteplici le differenze: luci diurne a led nel paraurti anteriore, gruppi ottici anteriori e posteriori  di nuovo disegno,  nuovi specchietti retrovisori esterni.  Dal punto di vista tecnico si segnala l' introduzione di un propulsore a tecnologia innovativa in grado di abbattere fino all' 80% l' emissione di ossido d' azoto. L' auto è pertanto già compatibile con la normativa Euro 6, la cui entrata in vigore è prevista per il 2014.  Le targhe sono identiche a quelle della S 500 del 2008, con targa posteriore lunga.
Nel 2012 alla Mercedes-Benz G 500 è stata apportata una minima ma significativa modifica: il portatarga posteriore è stato abbassato di qualche centimetro per far posto lungo il bordo superiore a due luci targa affiancate orizzontalmente. In effetti queste luci mancavano, essendo del tutto inutili per un veicolo di questo genere,  ma ciò era in violazione del decreto pontificio n. LXX del 1970  ("Legge sulla disciplina della circolazione stradale") che prevede, all'art. 7,  "per i veicoli muniti di targa posteriore, la presenza della  luce di essa".
  Un’ ulteriore modifica tecnica è stata effettuata agli inizi di giugno 2015, collegata alla visita del papa a Sarajevo il 6 giugno. Questo viaggio, ancorchè brevissimo, presentava per Francesco un alto rischio, legato alle tensioni etnico-religiose presenti in Bosnia-Erzegovina, le stesse  che causarono  il sanguinoso  conflitto balcanico dal 1992 al 1995. Né i successivi accordi di Dayton (21 novembre 1995) né i vent’ anni trascorsi hanno realmente rappacificato il  paese,  ove  permangono  criticità  nei rapporti tra  serbi (ortodossi, 31%), croati (cattolici, 11%) e “bosgnacchi” o bosniaci musulmani (40%). Imponenti sono state le misure di sicurezza messe in campo dalle autorità locali e Francesco ha dovuto almeno accettare che sulla papamobile Mercedes-Benz G 500, scelta per la giornata, fosse montata la copertura in vetro antiproiettile, da lui proprio detestata. I servizi di sicurezza vaticani hanno inoltre ritenuto che fosse più opportuno collocare gli agenti vaticani direttamente sul veicolo,  a stretto contatto con il pontefice, mentre abitualmente essi seguono il mezzo accompagnandolo da terra.  Per consentire allora un appoggio sicuro e pratico agli agenti, sono state applicate posteriormente sulla  G 500 due predellini, ai lati della scaletta di salita al veicolo; per il montaggio di quello di sinistra è stato necessario rimuovere il complesso targa-portatarga, e la targa S.C.V. 1 è stata spostata in alto, al di sopra del blocco delle luci, avvitata  direttamente sulla carrozzeria.  Al rientro in Vaticano  la papamobile è stata riportata al suo assetto originale ma la targa è rimasta nella nuova posizione.
Nel Garage pontificio vi è un altro veicolo  con targa S.C.V. 1 finora a me sconosciuto: si tratta di un imponente pick-up americano GMC "Sierra", col cassone adattato a mo' di piattaforma, attualmente parcheggiato nei locali dell' Autoparco (foto p). Si tratta  di un veicolo utilizzato da papa Giovanni Paolo II in occasione del  suo viaggio  in Canada nel 1984,  arrivato poi in Vaticano come dono personale al pontefice. Le uniche immagini  del GMC in servizio si riferiscono alle festività del Corpus Domini celebrate a Roma il 19 giugno 2014 e il 4 giugno 2015: in entrambi i casi Il mezzo fu impiegato nell' ambito della processione lungo via Merulana per il trasporto di una statua consacrata  da san Giovanni in Laterano a santa Maria Maggiore.  In entrambe le occasioni  papa Francesco preferì non essere a bordo del  mezzo.
 

          
Foto p                                                                                      Foto q

Dal 2014 in Vaticano vi è pure un' auto coreana  targata S.C.V.  1:  si tratta della  papamobile Hyundai Santa Fe utilizzata da papa Francesco in occasione del suo viaggio in Corea del Sud nell' agosto 2014 (foto r,s). La versione originale è un modello convertibile SUV  2,2 CRDi turbodiesel, abbinato a quattro ruote motrici e cambio automatico sequenziale. Le modifiche apportate sono quelle tipiche di una papamobile aperta, ovvero ampio pianale posteriore, serie di corrimano per l' appoggio, predellini antiscivolo posteriore e laterali. Qui l' assetto è ribassato  per cui la scaletta di accesso diventa superflua. All' occorrenza può essere montato un telone parasole. Al termine del viaggio le autorità sudcoreane donarono il veicolo a Francesco, che lo fece riporre nei garage vaticani. Ad oggi questo veicolo è stato utilizzato una sola volta, per l' udienza pubblica in piazza San Pietro  mercoledì 3 giugno 2015. In tale data infatti  non è stato possibile impiegare l' abituale Mercedes-Benz  G 500 perchè già in viaggio verso Sarajevo, meta della breve visita papale il successivo sabato 6 giugno.  La Hyundai mantiene le targhe originali, entrambe nel   formato lungo e con caratteri differenti da quelli standard vaticani.
 
 
                                  
Foto r

 
 
Foto s
 
Nel mese di ottobre 2015 il parco veicoli pontificio si è arricchito di un' altra papamobile, derivata da una Isuzu modello D-Max (foto q). Il veicolo era stato allestito a Manila in occasione del viaggio di papa Francesco nelle Filippine nel febbraio 2015. Al termine del viaggio il governo del paese asiatico aveva espresso il desiderio di donare il veicolo al papa e dopo ripetuti contatti bilaterali, il 14 ottobre 2015 la papamobile è entrata  a far parte del Garage pontificio. Nel corso di una breve cerimonia svoltasi nel piazzale antistante il Governatorato vaticano, una folta rappresentanza filippina ha presentato e donato il veicolo al delegato della Santa Sede: assente il papa per altri impegni, l' auto è stata presa in consegna dal card. Bertello, Presidente del Governatorato, accompagnato dall' arcivescovo di Manila, card. Tagle e dal dr. Gasparri, organizzatore dei viaggi pontifici. Come già detto la papamobile è derivata da una Isuzu modello D-Max Crew "Double Cab", e mantiene le targhe originali S.C.V. 1 in rosso su bianco e in formato lungo. Questa papamobile è stata utilizzata per la prima da papa Francesco il 10 novembre 2015 nel corso della visita a Prato e Firenze.
Per vedere entrare un nuovo veicolo nel Garage pontificio bisogna attendere fino a gennaio 2017. Papa Francesco ha compiuto 80 anni il 17 dicembre 2016, e in segno di omaggio un gruppo finanziario tedesco, la Wermuth Asset Managment e la  Dri-We, piattaforma italiana per la gestione della mobilità elettrica con sede a Schio, hanno donato al pontefice una Nissan "Leaf",  auto totalmente elettrica di produzione giapponese.  Papa Francesco ha mostrato di gradire l' omaggio: come noto egli  è fortemente favorevole all' idea di mobilità sostenibile con rispetto dell' ambiente e cura del pianeta.  Questa  auto, elettrica al 100%, è perfettamente in linea con tale idea.
La " Leaf", acronimo di Leading, Environmentally friendly, Affordable, Family car, è una berlina a due volumi e cinque porte, ed è stata introdotta dalla Nissan, inizialmente nei mercati giapponese e statunitense, nel dicembre 2010.  La propulsione è fornita da un motore elettrico AC sincrono da 80  kW che eroga una potenza di 109 CV. Le batterie, agli ioni di litio, hanno una capacità di 24 kWh con autonomia di 200 Km. E' presente anche una batteria ausiliaria da 12 volt che fornisce energia al computer della vettura e agli accessori. La versione consegnata dispone pure di uno spoiler con pannello solare per la ricarica della batteria ausiliaria. Attualmente la "Leaf" viene assemblata in Giappone (stabilimenti di Yokosuka e Kanagawa), Stati Uniti (Tennessee) e Regno Unito (Sunderland),  è disponibile in 17 Paesi europei ed è l' auto elettrica più venduta al mondo.
Il 31 maggio 2017 a papa Francesco è stata donata un' altra auto elettrica: al termine dell' udienza concessa ai lavoratori della General Motors, il presidente della Opel Karl-Thomas Neumann ha consegnato al pontefice una Opel Ampera-e, auto totalmente elettrica commercializzata, per ora, solamente in Norvegia, Germania e Paesi Bassi. La vettura è stata consegnata già immatricolata con targhe tedesche: GG CV200E. Si tratta di targhe "normali" con la "E" finale che contraddistingue la propulsione elettrica ("Elektrische").

Prima della conclusione del 2017  ancora un veicolo è entrato ufficialmente nel garage pontificio.  Si tratta di una papamobile allestita sul telaio di un voluminoso Dodge  RAM 2500.  Ma facciamo un passo indietro. Dal 12 al 18 febbraio 2016  Papa Francesco visitò il Messico e per la sua lunga permanenza,  con impegni distribuiti su sei città, fu allestita un’ autentica flotta di  undici automezzi:  sei Fiat 500L,  due jeep Wrangler e tre Dodge RAM pick-up.  Dopo la conclusione del viaggio alcuni  veicoli furono messi all’ asta per raccogliere proventi per la chiesa messicana, e di altri non si seppe più nulla. In particolare due Dodge furono  messi all’ asta, e il terzo apparentemente  fece perdere le sue  tracce,  ma in realtà  -ora lo sappiamo-  entrò nel programma di  consegna a Papa Francesco.  L’ undici dicembre 2017 al terminal Sct  (Salerno container terminal) del porto di Salerno è attraccato il cargo  “Sagitta” della Hapag  Lloyd e sono cominciate le operazioni di scarico dei 900 container trasportati.  Un veicolo bianco, solo parzialmente avvolto in un telo, ha  attirato l’ attenzione degli operai,  e subito è apparso evidente che si trattava di una papamobile,  con tanto di targhe SCV 1.  Una piccola folla di persone incuriosite ed emozionate si è raccolta attorno al veicolo, identificato come un Dodge RAM pick-up, poi due guardie svizzere  lo hanno preso in consegna. Espletate velocemente e col massimo riserbo  le formalità doganali,  la papamobile, sempre scortata dal personale vaticano, ha iniziato il suo viaggio alla volta di Roma. Due giorni dopo, il 13 dicembre, nel corso di una breve cerimonia nei Giardini vaticani una delegazione dell’ ambasciata messicana presso la Santa Sede ha presentato e donato a Papa Francesco il veicolo. Il Pontefice era accompagnato dal card. Bertello, presidente emerito del Governatorato vaticano.  La consegna è stata effettuata a nome del popolo messicana per commemorare il 25° anniversario dell’ apertura delle relazioni diplomatiche tra i due stati.  La papamobile, come detto,  è stata allestita sul telaio di un pick-up  Dodge RAM 2500.  L’allestimento è stato effettuato secondo le consuete specifiche tecniche e di sicurezza richieste dai servizi di sicurezza vaticani, ed è molto curato nei dettagli. Nella parte posteriore è stata applicata un’ ampia pedana a disposizione del personale di protezione:  questa struttura aveva senso per l’ impiego originale del mezzo in Messico, ma appare decisamente eccessiva per un eventuale utilizzo in piazza san Pietro. Anche perché limita notevolmente l’agilità del veicolo stesso tra le ali di folla normalmente presenti nel corso delle udienze pubbliche.   La  papamobile messicana è mastodontica:  già il frontale è imponente, con il grosso “ariete”,  marchio  del costruttore, applicato sul radiatore.  Il modello originale supera i 5 metri in lunghezza ed è largo quasi 2.  Con la pedana posteriore si superano abbondantemente i 5,5 metri.  Il RAM è stato consegnato con le targhe originali del 2016,  prodotte in Messico nel formato americano (e messicano) di 6”x12”. Hanno la scritta S.C.V. 1 in rosso, e sono entrambe inserite in un portatarga metallico bianco.  A causa della larga pedana posteriore, comprendente anche la scaletta centrale per la salita sul mezzo, per la targa posteriore è stata trovata una sistemazione un po’ di fortuna:  essa infatti è applicata all’ estremo lato destro, avvitata sullo spessore del bordo del pianale stesso, offrendo un senso di precarietà e risultando pure di ostacolo alla salita del personale sulla pedana. Il  pick-up Dodge RAM è in commercio dal 1981 ed è attualmente giunto alla IV serie.  Dal 2011 ha perso la denominazione Dodge ed è stato creato ad hoc il brand RAM trucks,  di proprietà della Chrysler,  a sua volta entrata nel 2014 nel gruppo  FCA con la FIAT.  Ci vorrebbero pagine intere per ripercorrere la storia della Dodge a partire dalla fondazione, avvenuta  nel 1914 ad opera dei fratelli John Francis ed Horace Elgin Dodge,  originari di Niles nel Michigan: si tratta di una storia interessante, che può facilmente essere reperita nel web. La produzione attuale del RAM in tutte le sue versioni  avviene in due stabilimenti, a Warren nel  Michigan e a Saltillo nello stato messicano di Coahuila (foto t,u). 


Foto t

Foto u
 
Dalla fine del 2019 anche il marchio Dacia  (Gruppo Renault) è presente nel garage pontificio. Il 27 novembre infatti nel piazzale antistante Casa Santa Marta si è svolta la breve cerimonia di consegna a Papa Francesco di una nuova papamobile, appositamente studiata per la sua mobilità.  Sul telaio di un SUV modello Duster 4x4, il Dipartimento Prototipi e il Team Bisogni Speciali di Dacia negli stabilimenti di Pitesti (Romania), in collaborazione con la carrozzeria Romturingia (sorta nel 1994 con sede in Romania a Campulung Muscel) hanno sviluppato le modifiche necessarie. La vettura è lunga m. 4,34 e larga m. 1,80 e dispone di 5 posti grazie ad un comodo divanetto posteriore, collocato in sostituzione dei sedili di serie. Il tetto  panoramico è ampiamente apribile e la sovrastruttura a telaio perfettamente smontabile. Sono presenti elementi di sostegno in sicurezza sia esterni che interni e l’altezza del pavimento dell’abitacolo è più basso di tre centimetri rispetto all’originale, per un più agevole accesso a bordo. La Duster non è una papamobile classica, piuttosto un mezzo modulabile tra papamobile e normale vettura. Il veicolo (concesso gratuitamente) è stato presentato e consegnato al Santo Padre da Christophe Dridi, managing director Groupe Renault in Romania e amministratore delegato Automobile Dacia S.A. e da Xavier Martinet, direttore generale Gruppo Renault Italia. Non sono state comunicate alla stampa le caratteristiche tecniche del motore scelto: la versione civile “normale” del SUV compatto è disponibile con motorizzazione a benzina (tre motori, da 101, 131  e 150 CV), a gasolio (due motori, da 95 e 110 CV) e GPL  (motore da 114 CV). La vettura è stata presentata senza targhe ed entrerà certamente nel gruppo SCV 1.
Nel mese di novembre 2019 Papa Francesco si recò in Giappone per  un viaggio apostolico,  e il comitato organizzatore gli fornì due papamobili allestite su telaio di Toyota “Mirai”, vetture  molto speciali, avveniristiche (Mirai significa futuro), dotate di propulsore ad idrogeno con tecnica “fuel cell” in grado di garantire un’autonomia di circa 500 Km.  Queste vetture, commercializzate dal 2014, sono  perfettamente in linea con le scelte ecologiche della Città del Vaticano dal momento che non emettono alcun gas di scarico ma solo vapore acqueo.  Il combustibile poi, appunto l’idrogeno, può essere ottenuto per idrolisi dell’acqua senza alcuna emissione di CO2. Il 7 ottobre 2020 nel corso di una breve cerimonia svoltasi nel piazzale antistante  la residenza pontificia,  è stata presentata e donata a Francesco una delle due Toyota. Alla cerimonia hanno presenziato Miguel Fonseca, senior vice-president di Toyota Europa, Mauro Caruccio,  amministratore delegato di Toyota Italia, l’ambasciatore del Giappone presso la Santa Sede S.E. Seiji Okada ed il rev. Domenico Makoto Wada in rappresentanza della conferenza episcopale giapponese.  La vettura, totalmente bianca,  si presenta nel consueto allestimento delle papamobili, mantenendo però la struttura di base del modello: nella parte posteriore è ricavato il pianale per il papa, con accesso laterale a destra tramite scaletta elettrica.  La vetratura di protezione  non presenta particolarità, dal momento che ripara solo da eventi atmosferici,  mentre posteriormente è applicata una pedana per il personale di sicurezza. La lunghezza totale della vettura è di mt. 5,1 per un’ altezza di mt 2,7. Molto curate le rifiniture ed in particolare il fregio pontificio, applicato  sui vetri in entrambi i lati. La Toyota è stata consegnata con le targhe originali, realizzate in Giappone:  sono le classiche  “rosse” S.C.V. 1 corte, con caratteri differenti dalla grafica standard vaticana.  La fornitura dell’idrogeno per la papamobile sarà garantita da una piccola stazione di rifornimento idrogeno che è presente da qualche anno a Roma, ma si prevede anche una produzione  d idrogeno totalmente green, ovvero da solare con elettrolisi, nella stessa Città del Vaticano.  Al di fuori della capitale  l’unica “pompa” per la distribuzione di idrogeno in Italia  si trova a Bolzano.