In ottanta anni di storia la Città del Vaticano ha visto passare un centinaio di automobili al servizio di sette pontefici. In assoluto la più importante è stata la “Campagnola” Fiat SCV 3, indissolubilmente legata a Giovanni Paolo II. La jeep bianca lo accompagnò per 24 anni in tutte le udienze “aperte” di piazza San Pietro, portandolo in mezzo ai fedeli che accorrevano a Roma da ogni parte del mondo. Un veicolo che fa parte della storia perché era in servizio anche quel drammatico mercoledì 13 maggio 1981, giorno dell’ attentato a Giovanni Paolo II.
Papa Wojtyla, eletto il 16 ottobre 1978, all’ inizio del suo pontificato si servì del fuoristrada Toyota SCV 2 ereditato da Paolo VI. In occasione della sua visita a Torino il 13 aprile 1980 la scelta del mezzo da utilizzare per i suoi spostamento cadde sulla “Campagnola”. Ne fu prelevato un esemplare dalla catena di montaggio del Lingotto e, dopo un’ accurata verifica meccanica, in soli sette giorni fu adeguatamente modificato: fu verniciato di bianco e rivestito internamente di pelle bianca, furono aggiunti la barra poggiamano, due sedili a panca e la pedana posteriore. Tra tanto bianco, la sola nota di colore rosso della moquette del pavimento.
Vediamo in breve la storia di questo modello. La prima versione fu presentata dalla Fiat alla Fiera del Levante di Bari nel settembre 1951 con la denominazione di “Fiat 1101 Alpina”. Si trattava della prima “jeep” italiana sul mercato e la connotazione militare, presente anche nel nome, trovò molti oppositori per cui fu subito ribattezzata “Campagnola”. Il nuovo nome evidenziava le potenzialità d’ uso nel settore civile, ad esempio in agricoltura. La seconda versione, rinnovata tecnicamente ed esteticamente, fu presentata al salone dell’ automobile di Belgrado nel 1974 con il nome di “Fiat 1107 Nuova Campagnola”. Da questa versione fu allestita il mezzo per il Vaticano. La Fiat ne cessò la produzione nel 1987.
Al termine della visita di Giovanni Paolo II a Torino l’auto, che si era dimostrata affidabile e pratica, fu donata al pontefice dai dirigenti e dalle maestranze della Fiat. Giunta in Vaticano fu sottoposta ad ulteriori modifiche e fu immatricolata il 12 maggio 1980 con targhe SCV 3. Entrò nell’ uso abituale per le udienze del mercoledì in Piazza San Pietro, in alternanza con la Toyota e quando, pochi mesi dopo, questa fu ritirata, la “Campagnola” divenne auto “titolare”.

Foto a
La targa anteriore (foto a) era simile alla SCV 1, con la scritta SCV 3 in rosso su bianco. A destra di ciascuna lettera, in basso, compariva un puntino rotondo e non vi era traccia del sigillo ufficiale. Moltissime sono le fotografie che ritraggono l' auto anteriormente, mentre non si riesce a trovare un' immagine nitida dal lato posteriore. L' unica che ho trovato è tratta dal breve filmato, notissimo, che ci riporta all'attentato operato da Ali Agca mercoledì 13 maggio 1981: la "Campagnola" con a bordo il papa ferito corre veloce verso l' Arco delle Campane, per raggiungere il presidio sanitario vaticano ove gli verranno prestate le prima cure seguite dal veloce trasporto al Policlimico Gemelli. Nel fermo immagine si nota nella vettura la "grande" targa bianca a sinistra, al di sotto della predellina di appoggio. Nella targa si percepiscono la scritta SCV in alto e una cifra al di sotto al centro.
Dopo il tragico evento la Fiat "1107" fu riposta nei garage vaticani, ma, a sorpresa, il pontefice la volle per la sua prima uscita dopo la lunga convalescenza, il 7 ottobre 1981. L’ attentato aveva drammaticamente dimostrato la totale vulnerabilità del veicolo per cui i responsabili dei servizi di sicurezza vaticani tentarono di dissuadere il pontefice dal ripresentarsi in pubblico almeno fino alla messa a punto di un mezzo blindato. Ma Giovanni Paolo II, caparbiamente volle riprendere le udienze pubbliche esattamente come prima, quasi a dimostrare che il dialogo con i fedeli era stato sospeso ma non interrotto.
Dopo alcuni anni, presumo nel 1983, le targhe furono sostituite, passando al formato normale tipo 5: l’ anteriore misurava mm 62 X 267, mancava il bordino di contorno rialzato e i caratteri, alti mm 41 e larghi mm 20, apparivano con tratto sottile. La sigla SCV (puntata) era spostata a sinistra, senza cioè oltrepassare la linea mediana; il 3 era isolato nella metà destra. La targa posteriore misurava mm 115 X 340, e recava il bollo vaticano nella consueta sede, ovvero sulla linea verticale di metà della targa a mm. 10 dal bordo inferiore. I caratteri misuravano mm 65 X 31. Si ripeteva, nella disposizione dei caratteri, l’ asimmetria della targa anteriore con la sigla confinata a sinistra e il 3 isolato a destra. Questa caratteristica era peraltro presente anche nelle targhe normali, quando il numero di serie era di due cifre. Le scritte erano in rosso su sfondo bianco (foto b e c).
Foto b Foto c
Tra il 2002 e il 2004 fu presa la decisione di ritirare le “papamobili” e le targhe SCV 2, 4, 5, 6 e 7 furono definitivamente annullate. Unico mezzo impiegato divenne la Mercedes-Benz ML 430 introdotta nel giugno 2002 e targata SCV 1. Veniva così istituzionalizzato il principio che in Vaticano solo il numero 1 doveva contraddistinguere i mezzi al servizio del pontefice.
Anche la “Campagnola” Fiat entrò in questa logica: nell’ estate 2004 le targhe SCV 3 furono sostituite da SCV 1, al pari dunque di tutti i mezzi al servizio del pontefice. Le targhe erano identiche a quelle della ML 430 e montate sia anteriormente che posteriormente con quattro viti su di un apposito portatarga metallico. Giovanni Paolo II, ormai seriamente ammalato, si servì poche volte della “Campagnola” ritargata, esclusivamente ancora nei consueti momenti di saluto ai fedeli in piazza San Pietro. La sua morte avvenne il 2 aprile 2005.
Anche Benedetto XVI dall’ inizio del pontificato si è servito per le udienze pubbliche settimanali della “Campagnola” fino al 7 novembre 2007 (foto d, e).
Foto d Foto e
Il mercoledì successivo, 14 novembre, nel corso di una breve cerimonia prima dell’ uscita in piazza San Pietro i vertici della Daimler Chrysler gli hanno presentato ed offerto un fuoristrada Mercedes-Benz tipo G 500, serie W463, ovviamente con targhe SCV 1.
La “Campagnola” Fiat dunque è andata in pensione dopo più di 27 anni di servizio ed è stata alloggiata temporaneamente nei locali dell’ autoparco, in attesa di una decisione definitiva sulla sua destinazione. Alla fine si è ritenuto che la sistemazione più idonea fosse nel Padiglione delle Carrozze. Questa struttura museale, voluta da Paolo VI, fu aperta nel 1973 in un edificio adiacente i Musei Vaticani, sotto il Giardino Quadrato e costituì fin dall’ inizio parte integrante del Museo Storico Vaticano. Nel Padiglione furono esposti antichi mezzi di trasporto dei pontefici (portantine e carrozze), finimenti, bardature, selle e alcune delle prime automobili pontificie (Citroen Lictoria Sex, Mercedes-Benz 460, Fiat 525N, Graham Paige), oltre alle prime locomotive vaticane. Nel 1987 il Museo fu trasferito nel Palazzo Apostolico Laterano ed inaugurato nel marzo 1991, ma il Padiglione non fu spostato. Venne invece chiuso per un certo periodo, e finalmente rinnovato. La nuova inaugurazione ha avuto luogo il 16 ottobre 2012, giorno del 34° anniversario dell’ inizio del pontificato di Giovanni Paolo II (foto f,g).
Foto f Foto g
Tra le novità esposte vi è appunto la “Campagnola”, collocata a fianco di un’ altra auto donata a Wojtyla nel maggio 2004. Si tratta di una Volkswagen azzurra, l’ultima uscita dagli stabilimenti messicani che furono chiusi nel luglio 2003. Fu il presidente messicano Luis Manuel Abella Armella a voler donare personalmente l’ auto al papa in segno di ringraziamento per la sua visita nel 2002. Il “Maggiolino” fu regolarmente immatricolato con targhe SCV 00891 (fotografia 526). Recentemente ho trovato un’ immagine che per curiosa coincidenza raffigura proprio i due veicoli uno accanto all’ altro. La foto è del 2004, dunque otto anni dopo la “Campagnola” ed il “Maggiolino” si ritrovano ancora insieme! (fotografie 426-427)