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Castel Gandolfo

IERI E OGGI: LA STORIA
Castel Gandolfo è un comune in provincia di Roma, con una popolazione di poco meno di 9000 abitanti ed una superficie di 14,19 Km2. Dal  XVII sec. la sua storia si intreccia con il cattolicesimo: il 27 maggio  1604, durante il pontificato di   Clemente VIII Aldobrandini, Castel Gandolfo venne dichiarata patrimonio inalienabile della Santa Sede ed incorporata definitivamente con decreto concistoriale nel dominio temporale della Chiesa. Nel 1626  Urbano VIII  Barberini, che già da cardinale amava soggiornare al castello,  fu il primo papa a villeggiare nel Palazzo Pontificio una volta terminati i lavori di sistemazione ed ampliamento ad opera di Carlo Maderno.  Con  Papa Barberini prese dunque avvio la tradizione che da allora vede Castel Gandolfo sede estiva del papato:  la data storica di questo inizio è 10 maggio 1926. Tutti i successivi pontefici contribuirono ad edificare nuove strutture arricchendo artisticamente la località.  Nella storia del papato furono 33 i pontefici legati a Castel Gandolfo, ma solo 15 vi soggiornarono effettivamente.  Le attuali ville pontificie sorgono sui resti della parte centrale della villa di Domiziano (“Albanum Domitiani”), la grandiosa residenza di campagna dell’ imperatore Domiziano (81-96 dC) che si sviluppava per 14 chilometri  quadrati dalla via Appia fino a comprendere il  lago di Albano.
Con l’ ingresso dei bersaglieri a Roma (20 settembre 1870) cessava di esistere lo stato pontificio, e Pio IX  si chiuse volontariamente in Vaticano: né lui né i suoi successori misero più piede a Castel Gandolfo fino al 1929.  Per il borgo iniziò un lungo periodo di oblio e di decadenza. Lo stato italiano tentò di mitigare lo sdegno del pontefice con la promulgazione della legge delle Guarentigie (13 maggio 1871) destinata a regolare i rapporti tra lo stato italiano e la chiesa cattolica, e basata sulla concessione di ampia libertà nelle attività di quest’ultima. La legge prevedeva inoltre l’extraterritorialità del Palazzo Pontificio di Castel Gandolfo con tutte le attinenze e le dipendenze.  Pio IX respinse la legge con fermezza,  condannandola con l’ enciclica “Ubi nos” emanata il 15 maggio successivo. La  spinosa questione divenne negli anni sempre più insostenibile, per trovare finalmente soluzione durante il pontificato di Pio XI Ratti (1922-1939) con i Patti Lateranensi, sottoscritti l’ 11 febbraio 1929 tra Benito Mussolini ed il Segretario di Stato vaticano card. Pietro Gasparri.  Nel documento, tra le altre cose, veniva concesso al neonato Stato della Città del Vaticano (art.14 del Trattato) il possesso del Palazzo Pontificio, di Villa Cybo, Villa Giardino del Moro e le relative pertinenze.  Entro sei mesi inoltre si sarebbe aggiunta Villa Barberini con le relative pertinenze.  L’area complessiva, per un totale di 44 ettari, mantenne però l’appartenenza allo stato italiano, ma con la servitù della extraterritorialità. Pio XI  si mosse quasi subito per acquisire altri terreni  in direzione di Albano, portando la superficie complessiva dell’ area vaticana agli attuali 55 ettari. Fece inoltre eseguire importanti lavori  di consolidamento e ristrutturazione del palazzo Pontificio,  e realizzò collegamenti interni tra le varie ville. Ma soprattutto volle realizzare il suo duplice progetto inerente le aree verdi.  Da un lato volle creare una vera e propria oasi naturalistica, con giardini elaborati,   fontane a giochi d’acqua,  collegati da percorsi tra piante variegate. Dall’ altro realizzò, su circa 25 ettari, un‘ area agro-alimentare e zootecnica allo scopo di garantire la piena autosufficienza alimentare del Vaticano, secondo lo spirito autarchico proprio dell’epoca fascista. L’iniziale fattoria fu progressivamente ampliata, dotata di moderni  macchinari agricoli e fu assunto il personale necessario alle varie attività.  Attualmente si realizzano molteplici produzioni e raccolti: 80 mucche forniscono 900 litri di latte al giorno, destinati sia al consumo diretto che alla produzione di formaggi;  gli ulivi producono circa 1500 litri di olio all’anno;  gli allevamenti di polli forniscono carni e uova. Dagli orti e dai frutteti si ricavano i più svariati tipi di frutta e verdura. I prodotti vengono quotidianamente inviati in Vaticano, destinati alla mensa  del Pontefice e dei dipendenti vaticani, e alla  vendita presso il supermercato vaticano (“Annona”). Lavorano attualmente nel territorio vaticano di Castel Gandolfo 55 persone, tra tecnici ed agricoltori. La gestione dell’intero territorio è affidata alla Direzione delle Ville Pontificie: essa provvede alla coltivazione e manutenzione di giardini, serre e patrimonio arboreo nonché  delle colture agrarie, delle piantagioni e degli allevamenti di bestiame. Essa cure inoltre la raccolta, lavorazione e vendita dei prodotti floricoli, agricoli, zootecnici. Assicura la buona conservazione di tutti gli immobili e la piena efficienza e funzionalità degli impianti idraulici, elettrici, termici e telefonici e di tutte le altre installazioni tecniche esistenti. La Direzione ha la responsabilità dell’autoparco delle Ville e dei servizi da esso disimpegnati, nonché  dei macchinari agricoli e della loro manutenzione; assicura infine tutti i servizi attinenti alla permanenza  del Santo Padre a Castel Gandolfo.
Se dunque Pio XI fu il protagonista del ritorno di Castel Gandolfo al suo fulgido splendore, tutti i suoi successori soggiornarono a più riprese al Castello, con l’eccezione di Papa Luciani, il cui pontificato fu drammaticamente breve. Papa Francesco fin dalla sua elezione pontificale  ha deciso di  rinunciare ad ogni forma di soggiorno a Castel Gandolfo.  Per sua espressa volontà le ville pontificie dal 12 settembre 2015 sono entrate nei percorsi museali vaticani al pari dei Musei Vaticani. Dal 21 ottobre 2016  infine anche il Palazzo Pontificio è aperto alla visite turistiche.

VEICOLI E TARGHE
I veicoli collegati a vario titolo alla residenza vaticana di Castel Gandolfo possono sostanzialmente essere suddivisi in quattro gruppi.
1- Veicoli di servizio.  I 24 chilometri che separano  la Città del Vaticano e Castel Gandolfo sono quotidianamente percorsi da numerosi veicoli. Ad esempio tutte le mattine all’ alba alcuni furgoni  caricano al Castello prodotti agro-alimentari freschi e li trasportano in Vaticano. Auto di servizio con personale tecnico ed amministrativo collegano costantemente le due località.  Altri veicoli invece sono di stanza a Castel Gandolfo:  sono quelli del personale residente addetto ai servizi essenziali, quali sorveglianza e manutenzioni varie, compresi i veicoli a disposizione della Direzione delle Ville Pontificie. Tutti questi veicoli hanno targhe vaticane SCV / CV.
2- Veicoli agricoli.  Sono stabilmente ubicati  a Castel Gandolfo in quanto impiegati nelle locali attività produttive agro-alimentari. Si tratta di trattori e rimorchi agricoli cui si aggiungono  macchinari agricoli semoventi o trainati, quali tosaerba, erpici, ruspe  ed altri.  Questi mezzi  portano generalmente targhe tipo motoveicoli, ma alcuni, anche trattori,  sono del tutto privi di targa. Non penso che ciò sia legato al fatto che i mezzi non escono dalla residenza, perché in questo caso dovrebbero essere tutti privi di targa. Probabilmente la spiegazione è semplice: nessuno si preoccupa delle immatricolazioni, considerate superflue, o magari alcune targhe vengono  “dimenticate” in qualche armadio.
3- Veicoli turistici. Dal mese di settembre 2015 per volontà di Papa Francesco  le ville, i giardini ed il Palazzo Pontificio sono accessibili ai visitatori. Nel meccanismo dell’ apertura al turismo sono compresi alcuni veicoli per il trasporto dei visitatori nel vasti giardini. Per le comitive si utilizza un trenino gommato, simile ad altri impiegati in molteplici città d’arte e balneari. Il mezzo è noleggiato ed è immatricolato in Italia: la motrice, a propulsione elettrica, ha targhe di Roma e traina tre rimorchi panoramici ciascuno con targa singola  italiana di rimorchio XA. I piccoli gruppi vengono trasferiti con un minibus elettrico a sei posti, mentre è disponibile per ogni evenienza un golf car a tre posti immatricolato con targa di moto  SCV/0163.
4- Veicoli museali. Nel cortile principale del Palazzo Pontificio sono esposti sette autoveicoli, perfettamente conservati e facenti parte del percorso museale. Alcuni provengono dal Museo delle Carrozze in Vaticano. In dettaglio osserviamo:
4/1   Mercedes-Benz pontificia S500 del 1997, con targhe rosse  SCV 1.
4/2   Mercedes-Benz pontificia 500SEL del 1985, con targhe rosse SCV 1.
4/3  Mercedes-Benz ufficiale  del card. Agostino Casaroli, Segretario di Stato dal 1979 al 1990.  Le targhe SCV 63 nere sono quelle originali di tipo 5.  La vettura  proviene dal garage della Motorizzazione Vaticana, ove è stata da me fotografata nel 2013.
4/4 Mercedes-Benz di rappresentanza SCV 12. Stessa provenienza della vettura precedente.
4/5   Papamobile Toyota Land Cruiser del 1975, con targhe rosse SCV 2.
4/6  Papamobile  Land Rover Santana del 1983. Presenta targhe rosse SCV 1,  ma le targhe originali furono  SCV 2 rosse, ovvero lo stesso numero  della Land Cruiser.
4/7  BMW 733i, con targhe SCV 1 rosse. La vettura fu donata dalla Casa tedesca a Papa Wojtyla nel 1979, e  fu trasferita subito a Castel Gandolfo. Qui fu utilizzata in qualche rara occasione per gli spostamenti del Pontefice all’ interno della residenza estiva.

NB:  le fotografie relative a questo paragrafo si trovano nella gallery / sezione Storia a partire dal numero 050.