Targhe vaticane e italiane hanno da sempre stretti collegamenti per cui è opportuna una rapida disamina di quelle italiane a partire dai primi del ‘900.
L’ istituzione delle targhe fu stabilita dal RD n. 416 del 28 luglio 1901. Tale legge sanciva l’ obbligo di munire i veicoli a motore in servizio pubblico di una targa di riconoscimento. Con il RD n. 91 del 5 marzo 1903 l’ obbligo fu esteso a tutti i veicoli a motore, anche privati. La targa prescritta era a fondo bianco con il nome della provincia per esteso seguito da un numero di registrazione, tutto in caratteri neri. Dopo appena due anni il RD n. 24 dell’ 8 gennaio 1905 abolì le targhe esistenti sostituendole con un modello nuovo recante, su sfondo bianco, il numero corrispondente alla provincia in rosso seguito dal numero della licenza di circolazione in nero.
La riforma amministrativa delle province del 1927 portò all’ introduzione di nuove targhe, definite dal RDL n. 314 del 13 marzo 1927. Queste targhe portavano, su sfondo nero, il numero d’ immatricolazione seguito dalla sigla provinciale biletterale (solo Roma era indicata per esteso), entrambi in bianco. Tra i due gruppi era previsto l’ inserimento del sigillo ufficiale in forma di bottone con inciso il fascio littorio. Nel 1932 cambiò la forma della targa, disposta su due righe, con la sigla, il sigillo ed eventualmente una cifra in alto, e le restanti quattro cifre in basso.
Il DM del 28 dicembre 1931 indicava le dimensioni (altezza mm220 e larghezza mm320) mentre il successivo RD 8 dicembre 1933 definiva la conformità ai modelli depositati presso le Prefetture.
Solo dal 1934 (RDL n. 1291 del 5 luglio 1934) lo Stato si occupò anche del rilascio delle targhe anteriori, in precedenza prerogativa del singolo possessore del veicolo.
TARGHE DIPLOMATICHE. Le prime targhe diplomatiche italiane furono introdotte nel 1909, ma certamente già prima circolavano veicoli appartenenti alle legazioni straniere accreditate presso il Regno. La loro targatura era allora verosimilmente collegata al citato RD n. 91 che aveva introdotto le targhe per i veicoli privati. Questo il testo dell’ art. 69: “Per le automobili che dall’ estero entrano nel Regno, è necessaria l’ esibizione dei documenti prescritti nel paese d’ origine. Gli uffici doganali rilasciano il certificato di tale esibizione e notano su speciali registro le generalità del conducente e del veicolo. Tale certificato dà diritto a circolare nel regno per il tempo indicato in quello d’ importazione”. Dunque parrebbe che i veicoli diplomatici circolassero semplicemente con le targhe del paese d’ origine.
Il RD n. 710 del 29 luglio 1909 (“Regolamento per i veicoli a trazione meccanica senza guida di rotaie”) istituì (art. 24) le targhe diplomatiche, che venivano rilasciate dal Ministero dei lavori pubblici a differenza delle targhe ordinarie che afferivano alle Prefetture. Si trattava di targhe a sfondo bianco recanti in nero la scritta C.D. seguita da un numero progressivo. Sono noti alcuni esemplari di queste targhe diplomatiche a colori inversi, ovvero bianco su nero. Una di queste è la CD 163, immortalata in una foto del marzo 1929. Dai dati in nostro possesso risulta che il numero era stato assegnato all'ambasciata del Brasile presso la Santa Sede. Targhe e certificati dovevano essere restituiti al Ministero alla scadenza del diritto di utilizzo.
Queste targhe rimasero in uso fino al 1936 quando furono sostituite, in base al DM del 10 settembre 1936, semplicemente da targhe “normali” di Roma col numero preceduto da zero.
Dopo il 1930 il numero dei veicoli diplomatici aumentò sensibilmente anche perché alle legazioni presso il Regno italiano cominciarono ad aggiungersi quelle presso il nuovo Stato Vaticano.
Il numero di targa arrivò alle quattro cifre e dal 1932 fece la sua comparsa il formato quadro, analogo a quello delle nuove targhe ordinarie, con la sigla in alto al centro ed il numero di serie in basso, sempre in nero su bianco.
Va ancora annotato che dal 1934 fu consentito, previa autorizzazione del Ministero delle Comunicazioni a norma di legge, il trasferimento delle targhe CD da un veicolo ad un altro di uno stesso proprietario.
Alcuni anni fa Sabadin si è procurato documenti molto interessanti. Sui tratta di due circolari, datate 29 agosto e 31 ottobre 1915, inviate dal Ministero dei lavori pubblici alla Prefettura dell’ Aquila (e verosimilmente a tutte le Prefetture del Regno). Si informava che dal 31 agosto 1915 venivano definitivamente annullati i numeri e le targhe diplomatiche da CD 1 a CD 199 già ritirati per scadenza dei requisiti dei titolari o per radiazione del mezzo. Tra di essi vi erano anche quelli rilasciati a diplomatici delle nazioni entrate in conflitto con l’ Italia, ovvero Bulgaria, Turchia, Germania ed Austria.
E’ interessante osservare che a quella data circolavano un centinaio di mezzi con targa CD, appartenenti a 16 ambasciate presso il Quirinale e 7 presso la Santa Sede. Erano poi assegnate due immatricolazioni diplomatiche (CD 84 e 167) alla Casa Reale italiana e quattro alla Santa Sede (CD 71,73,75 e 162), confermando che il Vaticano, pur non essendo ancora nazione sovrana, da un lato godeva di diritto di legazione attivo e passivo e dall’altro del diritto di immatricolare i propri mezzi con targa diplomatica.
Si specificava poi che dal 1° settembre 1915 sarebbero stati assegnati i numeri da CD 200 in avanti. Questo numero fu assegnato all’ ambasciata dell’ Olanda presso il Vaticano, mentre 201 e 202 andarono rispettivamente alla Svizzera e alla Russia, entrambi per legazione presso il Quirinale.
TARGHE TEMPORANEE PER STRANIERI (ESCURSIONISTI ESTERI). La presenza di veicoli esteri circolanti in Italia ad inizio ‘900 non doveva essere evento raro tanto che il citato decreto n. 25 del 1905 se ne occupava stabilendo all’ art. 69 libera circolazione di tali mezzi previa annotazione delle generalità di veicolo e conducente presso gli uffici doganali. Il citato decreto n. 710 del 1909 invece imponeva l’ applicazione sulla targa propria di una seconda targa, ovale, recante in bianco su nero un numero corrispondente all’ ufficio doganale seguito da un numero di serie progressivo. Entro sei mesi il veicolo doveva, se ancora in Italia, essere regolarmente immatricolato con targhe italiane. Questa procedura probabilmente non entrò mai in vigore e fu comunque annullata dal RD n.719 del 24 aprile 1910 che ripristinò la precedente normativa.
Il RD n. 3043 del 31 dicembre 1923 definì due diverse situazioni:
1- per i veicoli acquistati in Italia da stranieri e destinati all’ esportazione occorreva da parte dell’ interessato l’ elezione del domicilio presso il Touring Club Italiano con successiva applicazione di targhe italiane di Milano o di Roma. L’ operazione poteva essere fatta presso qualsiasi Prefettura presentando al posto del certificato di residenza una dichiarazione rilasciata da un Console dello stato di appartenenza dell’ interessato.
2- per i veicoli esteri temporaneamente circolanti in Italia continuava a valere la libera circolazione precedentemente prevista, con obbligo, trascorsi sei mesi, di ritorno al paese d’ origine oppure ricorso ad immatricolazione italiana.
Il RDL N. 3179 del 2 dicembre 1928 confermò la legge precedente con due sole variazioni: nel caso 1 si estendeva la possibilità di eleggere il domicilio oltre che al TCI anche al Reale Automobile Club Italiano (RACI) e alla Compagnia Italiana Turismo (CIT). Nel caso 2 il termine di sei mesi veniva allungato ad un anno.
La materia fu definitivamente regolamentata dalla Circolare Interministeriale del 23 febbraio 1929 che introdusse la specifica sigla EE (Escursionisti Esteri) per entrambi i casi. Le targhe EE avevano le stesse caratteristiche di quelle normali, con la sigla a seguire il numero. L’ unico esempio noto è di una targa anteriore (foto 11). Dal 1933 il formato si adeguò ancora a quello normale, su due righe.
TARGHE DI PROVA. Sono targhe utilizzate, fin dalle origini, su veicoli non ancora immatricolati circolanti per prove tecniche o collaudo. Furono istituite col RD n. 710 del 1909 ed erano di forma triangolare con sfondo bianco. Lungo il lato inferiore comparivano in rosso il numero di identificazione della provincia seguito in nero dal numero progressivo. Il RDL n. 314 del 1927 ne modificò le caratteristiche, fermo restando il formato triangolare. Lo sfondo divenne nero e le scritte bianche: da sinistra, il numero progressivo e la sigla provinciale, in sostituzione del precedente codice numerico. Fu aggiunto il bollo fascista, tra i due gruppi o spostato in alto. Il RD n. 1740 del 1933 istituì nuove targhe rettangolari nere con scritte su due righe e PROVA in alto in rosso.
TARGHE PROVVISORIE. Furono introdotte per i casi specifici di veicoli circolanti in attesa di immatricolazione definitiva non rientranti nell’ ambito della targa “prova”. Le introdusse il RD n. 811 del 2 luglio 1914, specificando che dovevano essere di cartone bianco, quadrate e recanti in nero il numero della provincia e quello di uno specifico foglio di via. Il RDL n. 3179 del 2 dicembre 1928 le modificò definendo che, sempre di cartone, dovevano recare un numero seguito da una sigla costituita dalla lettera I e da una seconda lettera indicante il Circolo Ferroviario rilasciante. Ad esempio il Circolo di Roma era contraddistinto da “IP”, quello di Milano da “IL”, quello di Torino da “IQ”.